Ingredienti Assenti

Ingredienti Assenti

ABBIAMO SCELTO DI NON UTILIZZARE NEI NOSTRI PRODOTTI: SALE AGGIUNTO, SLES, SLS, PARABENI, DEA, PEG, AMMINE, AGENTI DI DERIVAZIONE PETROLCHIMICA E DERIVATI DI ORIGINE ANIMALE.

 

Proviamo a fare un po’ di chiarezza su alcuni ingredienti

INGREDIENTI DI ORIGINE ANIMALE

Se vogliamo acquistare davvero cosmetici cruelty-free, non è sufficiente conoscere solamente le marche che sperimentano sugli animali. Utile, infatti, è anche avere una lista di ingredienti, alcuni insospettabili, che sono di origine animale.
Cheratina. È uno egli ingredienti più utilizzati nei prodotti per i capelli. Questa sostanza è spesso estratta dalla criniera, dalle piume o dalle corna di diversi animali. Al suo posto potrebbero essere utilizzate delle alternative vegetali altrettanto efficaci, come ad esempio olio di amla (dal frutto di un albero indiano) e proteine della soia.
Squalene. Sembra assurdo che esista un ingrediente del genere, eppure è utilizzato nella cosmesi per dare un’azione emolliente ai prodotti. Come si può intuire viene ricavato dagli squali, dal loro fegato. Può essere sostituito con l’olio di germe di grano.
Carmine o cocciniglia. Abbiamo sentito parlare spesso della cocciniglia come colorante alimentare nei succhi di frutta, ma è usato anche nei cosmetici e negli shampoo. È ricavato da alcuni insetti: ne servono 70mila per produrre 1kg di questo colorante. Può essere sostituito dal succo di barbabietola (da usare ad esempio in rossetti, polveri e shampoo) o dalla radice di alkanet.
Lanolina. Impiegata come sostanza idratante, soprattutto nei cosmetici e nei prodotti per unghie e capelli, è estratta dalla pelle di pecora. È facilmente sostituibile con oli vegetali.
Muschio bianco. La fragranza del muschio bianco non è creata a partire da sostanze vegetali, infatti, è ottenuta dai genitali di alcuni animali, come il cervo muschiato, i castori. Questi animali, sottolinea Peta, sono tenuti prigionieri in gabbie, frustati intorno ai genitali per produrre il profumo. Le alternative possono essere gli estratti di altre piante.
Collagene. È una proteina contenuta nel tessuto connettivo degli animali e spesso impiegata nelle creme per dare elasticità alla pelle. Esistono versioni sintetiche in alternativa, ma vanno bene anche le proteine della soia e l’olio di mandorle.
Ambra grigia. Prodotta dall’intestino dei capodogli, è adoperata nella produzione di profumi e cosmetici. Esistono molti ingredienti sintetici o vegetali che possono sostituirla.

SLS e SLES

Le sigle SLS e SLES sono diventate molto note negli ultimi anni e sono tra gli ingredienti più diffusi nei bagnoschiuma e negli shampoo tradizionali.
Il Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e il Sodium Laureth Sulfate (SLES) sono dei tensioattivi, ovvero delle sostanze che hanno il compito di “sciogliere” lo sporco grasso per facilitarne l’eliminazione attraverso il risciacquo. In tutti i detergenti (bagnoschiuma, docciaschiuma, shampoo, saponi, etc) sono presenti dei tensioattivi, alcuni possono essere di origine vegetale, altri di origine chimica. SLS e SLES sono molto economici e producono moltissima schiuma, due caratteristiche che li rendono molto usati nei prodotti per la pulizia del corpo. Possono derivare da materie prime vegetali (olio di palma, di colza, etc), ma sono poi comunque sottoposti a un processo chimico. Il Sodium Laureth Sulfate, come indica il suffisso -eth, è un etossilato, ossia un prodotto a cui sono state aggiunte alcune molecole di ossido di etilene (derivato del petrolio). Benché sia stata smentita la notizia che indicava questi ingredienti come cancerogeni, ci sono comunque ancora molti dubbi e preoccupazioni sul loro uso. Sono infatti due prodotti piuttosto aggressivi, perché insieme allo sporco tendono a “lavare via” anche buona parte dello strato lipidico di protezione della pelle. Questo vale soprattutto per SLS, anche se questo ingrediente ha un impatto ambientale migliore rispetto a SLES, che però risulta meno aggressivo. Inoltre sono sostanze alcaline e tendono a rendere temporaneamente basico il pH della pelle. Al nostro corpo occorrono diverse ore per riportare tutto alla normalità. Sono sconsigliate per le persone che hanno la pelle secca o particolarmente sensibile e anche per l’uso quotidiano: a meno di non sporcarsi completamente di olio o di grasso tutti i giorni, la cute non ha bisogno quotidianamente di un lavaggio così aggressivo. Anche per quanto riguarda i capelli occorre prestare attenzione: uno shampoo troppo “estremo” non soltanto tende a disidratale il cuoio capelluto, ma crea anche l’effetto contrario a quello voluto. La cute infatti, sentendosi “scoperta”, tende a produrre più sebo per ricostruire il proprio film lipidico e questo porta i capelli ad essere ancora più grassi.

PARABENI

I parabeni sono una classe di composti organici aromatici, individuati per la prima volta nel 1924 come antimicrobici; per la bassa tossicità e la bassa dose a cui inibiscono la crescita microbica sono utilizzati dalla metà degli anni ’40 come conservanti nell’industria cosmetica, farmaceutica e alimentare, con funzione battericida e fungicida
Commercialmente sono considerati parabeni solo gli esteri dell’acido
4-idrossibenzoico.

Da oltre quindici anni i parabeni sono oggetto di dibattito scientifico per le possibili ricadute sulla salute dell’uomo e dell’ambiente; più volte al centro di controversie circa la causalità tra parabeni e cancerogenità, studi e ricerche ne hanno recentemente confermato la sostanziale sicurezza del loro utilizzo, nell’ambito però delle restrizioni e delle specifiche definite dalle diverse norme nazionali o sovranazionali.

PETROLATI

(Praffinum liquidum, Mineral oil Petrolatum, Vasellina, Cera microcristalizzata):
si tratta di composti derivati dalla raffinazione del petrolio per distillazione, si presentano come una pasta cerosa semitrasparente di colore bianco per le miscele più pure (usate in campo cosmetico e farmaceutico), comunemente utilizzati anche nella produzione di candele, lubrificanti, smacchiatori ed impregnanti del legno. Sono sostanze non biodegradabili, spesso presenti ahimè anche nei prodotti destinati a bambini e neonati e nei prodotti acquistati in farmaci o erboristeria, al posto di ingredienti di maggior costo quali gli oli vegetali puti. I cosmetici per petrolati cercano di limitare l’evaporazione dell’acqua contenuta sulla superficie dell’epidermide, creando una sorta di barriera tra l’ambiente esterno e la pelle, ossia agiscono da agenti filmanti dando una sensazione (del tutto apparente) di levigatezza alla pelle. Inoltre sono utilizzati per il loro effetto condizionante, solvente ed emolliente. La traspirazione ne risulta ostacolata, i germi presenti sulla pelle restano intrappolati dalla paraffina, provocando irritazioni e favorendo l’acne, specialmente su pelli predisposte. Sono pertanto composti comedogeni, che creano un “tappo” sui follicoli piliferi, facendo sì che cheratina, sebo e polvere si ossidino formando gli odiosi “punti neri”, ovvero i comedoni. Ma quel che preoccupa maggiormente sono le impurità che restano nelle sostanze dopo il processo di raffinazione, che favorirebbero l’invecchiamento e addirittura tumori della pelle. Non a caso i petrolati sono stati riconosciuti dalla comunità scientifica quali sostanze irritanti per pelle e mucose, comedogene e potenzialmente cancerogene.

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